Nella guerra di successione Spagnola si accese una nuova lotta dei Francesi contro il Piemonte; culminò con il famoso assedio di Torino e la sua liberazione il 7 settembre 1706, per opera del Principe Eugenio di Savoia e del Duca Vittorio Amedeo II.
Nel 1709 si dovette provvedere il fieno per le truppe acquartierate a Scarnafigi e l’anno dopo per la cavalleria tedesca accampata a Pancalieri dal 13 settembre al 20 ottobre: la comunità dopo averne acquistato dai proprietari del luogo si rivolse a Scarnafigi da un certo Prina per un quantitativo che pagarono tardi, dopo una lite costosa, dato che i Patroni si erano rifiutati, in un primo tempo, di contribuire sui loro beni allodali (chiamati così perché non pagavano tributi quasi <<venuti da Dio>>).
I soldati prestavano servizio nel reggimento provinciale di Pinerolo: nel caso di renitenti alla leva si minacciava la comunità di obbligarla ad alloggiare un distaccamento di soldati a sue spese.
Per combattere i ladri si armavano gli uomini abili del Paese con intervento di Luogotenenti che traducevano i manigoldi alle carceri più vicine. Il mugnaio aveva l’ordine di non dare l’acqua a chi non avesse curato lo spurgo dei fossati, perché questa, saltando fuori, devastava la strada di Moretta.
Nel 1718 fu richiesto l’alloggio per 11 soldati di cavalleria del Reggimento Savoia con prelevamento di fieno.
Per i medicinali ci si rivolgeva allo << speciaro >> di Moretta Farmacista (allora il Sig. Pollano). Qui pure c’era il Medico (Gio. Antonio Peretti).
Periodicamente venivano riparate le strade pubbliche: a questo riguardo c’era una disposizione curiosa: S. M. nominava due Commissari per controllarne lo stato; se venivano trovate con buona manutenzione, nulla competeva agli stessi, se invece risultavano trascurate si facevano riparare e due Controllori si fermavano sul posto a sorvegliare i lavori, ricevendo dal Comune le opportune trasferte (da Pinerolo il 15—VI—1719).
Le tasse del tempo erano: la taglia in denaro e grano – i cotizzi personali — gli interessi dei privati acquisitori dei beni della comunità, le regie debiture, il gioatico o tassa bestiame: esattore, Gaspare Bainotti di Moretta per il quale prestava sicurtà Gribaudo Sebastiano. Le taglie erano segnate sul quinternetto consegnato all’esattore.
Nel 1740 si riaccese la guerra per la successione austriaca Guerra e Saluzzo servì come campo trincerato contro i francesi e spagnoli contrari alla successione di Maria Teresa, uomini e servizi vennero richiesti anche a Torre S. Giorgio. Numero 14 uomini si portarono a Polonghera per il servizio militare — un carico di 1000 rubbi di fieno fu destinato a Saluzzo, dove c’era l’accampamento di S. M. e poi a Racconigi —; legna venne richiesta per Verzuolo.
Nel 1743 si provvide al alloggiare militari, conducenti e mule e 25 fucilieri di scorta a 35 soldati spagnoli prigionieri, ed in parte malati, trasportati in seguito a Carignano con quattro carri; naturalmente si dovette somministrare loro legna per il fuoco e olio di noce per l’illuminazione. In dicembre altra richiesta di fieno (r. 2000); di paglia '(r. 1000); di legna (r.' 8000). Metà per Saluzzo e l’altra metà a destinarsi.
Il Comune per pagare le spese militari del Quartiere d’inverno in L. 425, soldi 10, denari 5 dovette procedere al taglio di un bosco, non potendo rivalersi sui proprietari che hanno avuto l’annata agricola molto magra: la notte del 21 maggio una grandinata produsse gravi danni.
Vi erano molti terreni incolti che servivano di pascolo comune ai particolari fino a S. Martino, dietro pagamento da parte della comunità di L. 1500 al Marchese Patrono.
Nel 1779 si costruì in cotto il ponte del Castello.
La sera del 6 maggio avvenne un piccolo tumulto nelle basse, davanti alla casa di certo Bainero che aveva affittato una camera a Franco Bosco, fabbricante di tela. Costui si era allontanato dando notizia al Prevosto Don Ansaldi della sua partenza per paesi stranieri, autorizzandolo a far restituire ai proprietari il filo di canapa che teneva in camera e non aveva potuto lavorare. Il Prevosto con << benigne e graziose espressioni >> cercò di persuadere il proprietario ad aprire la porta, ma quello vi si oppose, adducendo il motivo che non gli era stato pagato l’affitto di L. 35. Nel frattempo si era adunata gente e si venne a parole forti; il Prevosto cercò di calmare gli animi, ma poi si allontanò poiché si accorse che il Rainero non voleva capire ragioni e l’insultava per giunta, anzi qualche tempo dopo fu dallo stesso accusato all’Arcivescovo di Torino come sobillatore. Gli amministratori del Comune però difesero e giustificarono il contegno umanitario del Pastore in una solenne riunione con relativo verbale.
Ed ora veniamo all’importante questione della nuova Strada reale Saluzzo — Torino. Nel 1783 si era parlato del progetto del Generale Boine per il tratto dalla Gerbolina ai confini di Moretta che interessava il nostro Comune, invitato perciò a contribuire alla spesa.
Nel 1784 fu chiesto di prorogare il termine dei lavori al novembre 1785: i braccianti del luogo erano relativamente pochi per inghiaiare e raddrizzare trabucchi 683 di strada. L’Intendenza allora affidò il lavoro all’impresario Michele Somajno e nell’aprile del 1785 veniva collaudato il primo tratto di strada: S. Rocco, confini di Moretta per trabucchi 202,3. Era stato respinto il ricorso di Giuseppe Maria Bainotti che temeva per le fondamenta della sua casa, perché a poca distanza si stava estrendo la ghiaia: gli si fece osservare che il timore era immaginario, essendovi due buoni trabucchi. Rimaneva il tratto verso Saluzzo: il Comune provvide per l’ampliamento e il rafforzamento dei tre ponti, quello di piazza S. Rocco, quello della Madonnina e quello vicino alla casa di Giuseppe Sarva sui confini del territorio di Saluzzo. Questa città concorse per metà della spesa di quest’ultimo. Venne abbattuto il piccolo porticato di S. Rocco, Esegui i lavori l’impresario Pietro Borla che aveva fatto proposte più vantaggiose di quelle del Somajno, la ghiaia venne ricavata da Grella. Nel 1786 anche questo tratto veniva collaudato: la sua larghezza era di 2 rabucchi.
I proprietari chiesero la rifusione dei danni per terreni occupati dalla nuova strada e dai fossi laterali, per l’abbattimento di piante, scavi operati a Grella e passaggio nei fondi per il trasporto della ghiaia. La distanza dalle cave del Beneficio Bainotti era di trabucchi 224, da Grella trabucchi 417. E poiché siamo nell’argomento delle strade, si può ricordare un’altra opera utile e contrastata: Pampliamento di un tratto dell’attuale via Fornace che allora si chiamava via del Castello.
Vi erano due fossi laterali che restringevano la strada, per cui era difficile a due carri di passare e cosi pure, nelle processioni con il Baldacchino, bisognava misurare bene lo spazio per non... franare nel fosso. Si trattava di riempire i due fossati, si volle interpellare al riguardo l’Architetto Gaspare Andrea Mercandino, dell’Ufficio di Intendenza, che diede parere favorevole, vennero citati i proprietari interessati (non in giorno festivo in onore di Dio).
Da notare che nella misura fatta nel 1740 la strada suddetta era più larga, perché il fosso a ponente fu scavato in seguito per difendere una siepe viva ancora tenera esposta ai danni delle bestie. Chi più si oppose fu il proprietario: costui si scagliò contro il Sindaco, l’Intendente e tutte le Autorità presenti del Consiglio. Venne denunciato al Comando Provinciale << non essendo lecito nè a lui nè ad altri di parlare in tal modo >>. Placati i bollori si giunse ad urfintesa e la strada fu ampliata. Su per giù in questo tempo, si rettificò la bealera, davanti al Castello per trabucchi 26 circa. L’ansa che vi faceva l’acqua danneggiava strada e ponte: a lavori ultimati ne risultò allagata via Scarnafigi e rinforzate le sponde della bealera del Castello. Abbiamo l’importo della spesa: L. 118 e 10 soldi. I manovali percepirono soldi 15 al giorno con cavallo e carretta soldi 35, al Sindaco per l’assistenza ai lavori fu corrisposto il compenso di L. 1 e soldi 10 al giorno.
La cosa non andò tutta liscia. I fratelli Sabena pur essendo stati indennizzati dell’esproprio fatto, non erano rimasti troppo contenti e provocarono un ricorso contro le spese eccessive incontrate dal Comune per favorire soltanto la strada delle Cascine di Bussino. Venne loro risposto che i lavori erano stati eseguiti dopo regolare pubblicazione all’Albo Pretorio, approvati dal Sig. Intendente e per una strada che era patrimonio della comunità.
Intanto recedevano tre firmatari del ricorso, scusandosi che non erano stati bene informati della questione.
Il ponte sulla via di Villanova Solaro, che fino allora era costruito in legno venne ricostruito in muratura.
La Rivoluzione francese del 1789 mise a soqquadro specialmente la Francia e l’Italia. Il Governo Sardo quando ne senti le prime notizie, cercò di impedire che emissari passassero di qua delle Alpi, in Piemonte, a sovvertire l’ordine pubblico.
Si legge in un verbale di questa comunità del mese di luglio 1790: << Li disordini che sono di recente in più luoghi succeduti e promossi da alcuni di spirito torbido, inoltrati sino all’essersi temeriaramente e all’improvviso dato il segno della campana per adunare e concitare il popolo a tumulto ed atti violenti, con sovvertire, in tal guisa e nelle maniere più scandalose il buon ordine, mettendo in scompiglio le famiglie e tutto il pubblico, in evidente sprezzo delle Leggi". In seguito a missiva del Real Senato del 12 luglio c. a. deliberano di far chiudere il campanile a chiave e servirsene soltanto per funzioni, congreghe comunali, incendio, infestazioni e inseguimento di malviventi >>; a tale scopo si fanno preparare due chiavi, una per il Prevosto e l’altra per Bartolomeo Gregorio, campanaro e regolatore dell’orologio.
Nel maggio 1794 il Consiglio comunale << desiderando, nelle presenti circostanze di guerra, di contribuire anche con le pubbliche preghiere a sollievo del nostro Sovrano, della Reale di lui famiglia e dello Stato, ed a un tempo di ravvivare nel popolo la gran confidenza che in sino ad ora ha sempre avuta nella protezione della Vergine SS. e Miracolosa, venerata nel Santuario di Moretta, ha perciò determinato e risolto di fare processionalmente un triduo di penitenza e portarsi al suddetto Santuario e implorare l’aiuto della prelodata miracolosissima Vergine, affinché, mediante la di Lei potente intercessione, siano da Dio benedette le nostre armi e quindi risorga in questi Regi Stati quella profonda pace che per tanto regnò nei medesimi >>. Portarono come elemosine quattro torchie di tre libbre caduna. Sindaco: Avalle Domenico.